Francesca Bettini - "Il bianco"
04/12/2013 - 31/12/2013
In Biblioteca l'artista Francesca Bettini, nell'ambito dell'iniziativa "Pagine ad Arte" sarà presente con l'esposizione dal titolo "Il bianco", aperta al pubblico per il mese di dicembre, in orario di apertura della biblioteca.
Il bianco
Latte, lenzuolo, neve. Fascia per neonati, velo, sudario. Inizio e fine. Pagina bianca.
Qui però non è il bianco della carta, la pagina immacolata prima dello scrivere, né la tela intoccata e terribile… No, il mio bianco è un bianco che torna sul luogo del misfatto.
La tela è ingombra di materia informe dove il caos si accalca a suo piacere, quando il Bianco arriva, innocente e infaticabile, e cerca di far chiarezza: mette a posto, identifica. Cancellando l’eccesso, si fa principio creativo e spazio necessario perché la forma possa apparire ed essere guardata.
E la Forma che si presenta è sempre tragica e buffa. Ha l’esasperazione, che essere solo sé stessa le impone, e la modestia di apparire qualcosa di sensato.
L’esperienza del guardare e del saper vedere è ambivalente e in perpetuo movimento. Nemmeno io so quanti personaggi ci sono in gioco. C’è sempre qualcosa che mi sfugge e mi sorprende come in un evento naturale. Quasi non l’avessi provocato io e, presa di mezzo, non mi resti che assecondarlo mettendomi al servizio di questi casi che vogliono manifestarsi. La mia buona volontà è quasi azzerata. Mentre cercavo un qualcosa, che pure mi sembrava molto importante, ecco che se ne fa avanti un altro e prende spazio con la sua ridicola perentorietà, reclamando considerazione e rispetto.
È una grullissima meditazione che mi strappa risate e qualche lacrimuccia. A volte sono veramente stupidi: bestie, umani, vegetali, oggetti. Ci provano a essere intelligibili, ma riescono sgangherati, sconfinano l’uno sull’altro. Hanno un’identità aleatoria e non si possono battezzare.
Altre volte un piglio tragico li possiede, la posa drammatica, il gesto violento. Che posso farci? Accolgo a braccia aperte l’intero caravanserraglio.
Talvolta il bianco si fa spazio. Non dà a chiunque legittimità e cancella l’esubero senza pietà. Si estende diventa luogo di azione: diventa teatro. C’è una certa analogia con un modo di fare teatro che utilizza l’improvvisazione creativa come indagine. Anche lì il materiale esuberante e caotico si ammassa invocando l’ordine drammaturgico.
Qui il bianco è il vuoto che rende visibile il senso, lo spazio diventa racconto.
Qualche volta, quando il Bianco è sicuro della sua missione e i suoi contorni si fanno decisi, a sorpresa vacilla, dubita della forma che un momento prima ha identificato nel caos, ma non la cancella, la copre appena con un velo, la lascia in memoria in una specie di limbo, incerto se farla sparire del tutto o riportarla alla luce.
Altre volte il Bianco si in-forma. Anche il bianco puro ha debolezze narcisistiche e in un gioco di incastro si manifesta forma tra le forme.
Ecco, di questo evento non so ancora cosa pensare, è una specie di agguato del bianco, che stufo di svolgere il pietoso ruolo di contenere i barriti dell’infinito si prende qualche goffa rivincita, diventa sagoma a mia insaputa e cerca di farsi benvolere dalla folla colorata che per altro lo considera tappezzeria di fondo.
Ah no, Bianco, nobile magma, lungi da te essere fondale! Tu sei la riconquista dell’armonia, sei il marmo e la calce, la farina e il borotalco, la neve che fonde e lascia geografie di erba stirata, sei il lenzuolo che fa indovinare le forme dell’amato, l’aria intorno i gesti e il muro bianco accanto al quadro.
Francesca Bettini è nata a Venezia, da vent’anni vive in Romagna a Longiano.
È attrice, regista e autrice teatrale. L’attività pittorica, che l’accompagna dall’infanzia profonda, si riflette nella scrittura scenica in una reciprocità che dà luogo a un teatro molto attento all’immagine e a una pittura che considera la tela come spazio di racconto, dove si muovono e si svelano forme e personaggi.