Maurizio Pilò - ATTO PRIMO. Commedia di un teatro anatomico

01/09/2016 - 30/09/2016

In Biblioteca l’artista Maurizio Pilò, nell’ambito dell’iniziativa “Pagine ad Arte” sarà presente con l’esposizione dal titolo “Atto Primo / Commedia di un teatro anatomico” , aperta al pubblico per tutto il mese di settembre in orario di apertura della biblioteca.

 

Maurizio Pilò e Alberto Gross, critico d’arte e autore del testo di presentazione della mostra, il 24 settembre 2016, alle ore 20,30, metteranno in scena l’inizio e la fine di questa esposizione, in un cerchio immaginario che unisce momenti di vita in una scenografia del tempo.

 

“Atto primo”

Le immagini si rincorrono e si assottigliano in pensieri, si assommano, ingrossano, si ramificano seguendo il complicato intrico di sentieri, labirinto di incamminamenti che procede per capitolazioni, stasimi, stazioni di sosta in cui il tempo acquista una velocità atalantina scoprendo una corona di memorie sopite e sommerse.

Una sorta di archeologia del divenire in cui lo stile è l'uomo e l'oggetto ripropone la complicata semplicità di essere sé stesso: Maurizio Pilò costruisce un percorso visivo mitopoietico a partire da un elemento simbolicamente centrale e costitutivo la sostanza archetipica della natura. L'albero ritratto nei suoi lavori diviene metaforicamente l'insieme delle leggi che regolano l'Universo, catalizzatore e vettore di esperienze plurime e stratificate che rinnovano la propria capacità evocatrice una volta lasciate riaffiorare naturalmente dal magma che ne camuffa la natura, dissimulandone i confini.

L'artista scrive in questo modo storie naturali dalla tattilità visiva estrema, occupate in una radicalità analitica che trasfigura la sua personale memoria – intuitiva ed inconscia – nella mia e nelle nostre suggestioni, sia referenti di un reale vissuto, sia ipoteticamente soltanto vagheggiate.

Il lacerto, lo strappo, la concrezione di colore a riempire l'incavo di un tronco, a macchiare d'oro le dita del cielo non sono che gli incidenti, le contingenze quotidiane, gli insignificanti e fondamentali movimenti del tempo che registrano le differenze dei giorni, le discrasie nel comune spazio dell'agire.

Ogni opera come un giorno, giorni come frammenti di vita, fantasmi di carne dalla spigolosità burrosa, uno spettacolo possibile, una scenografia del tempo costruita attraverso segmenti visivi saccheggiati al trascorrere del tempo stesso, preparati per essere idealmente smontati e rimontati come particolari di un enorme “teatro anatomico” dalla naturale unitarietà esibita e scissa.

La vita è storia ed è la storia di un corpo: un graffio praticato sulla tela è – invariabilmente – la mia prima partita di pallone, la guerra mondiale, la goccia caduta del miele di tiglio, il castello di Beverino; non c'è frattura tra le mie, le sue e le nostre memorie, tutto è costantemente liquido e presente, scivola con la costanza ossessiva del torrente nell'intuizione dell'artista che “vede dentro”, penetra, con la sua antenna, la densità sensibile della materia e la offre, restituendola intatta.

Per questo i rami muti dell'albero possono rispecchiarsi al centro della terra e divenirne le radici vivificanti: l'occorrenza è quella della vertigine, dell'abisso, lo specchio dice ciò che sei e non sei e non sei mai stato, è un ritratto in pezzi il cui incastro definisce una identità artaudianamente sezionata e rifratta. Tra realtà e memoria è la sospensione a definire lo spazio scenico, luogo di sdoppiamenti e moltiplicazioni, travestimenti in cui è l'estetica stessa dell'oggetto a rivelare le complicazioni delle nostre categorie visive tra pensiero e linguaggio.

Un vivace appello all'intuizione che vede il mondo come un sistema di cose logicamente aperto e stratificato in cui scoprire i pezzi della nostra vita, le distrazioni del nostro tempo. Per seguire un consiglio di Wittgenstein “...guarda e osserva se ci sia qualcosa di comune a tutti. Infatti, se osservi, non vedrai certamente qualcosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, sovrapposizioni...”.

 

Alberto Gross

 

 

Maurizio Pilò nasce a Faenza il primo di maggio del millenovecentocinquantasette. Frequenta il Liceo Artistico a Ravenna e l’Accademia di Belle Arti di Ravenna corso di Pittura.

Ha partecipato a mostre collettive e personali.

Lavora a Santa Maria in Fabriago, piccolo borgo a pochi passi dagli argini del fiume Santerno e vicino ai “suoi” alberi.

 

Contatti.

Cell: 349 4630006

Mail: maurizio0105@libero.it

Maurizio Pilò, Via del Castello 6, 48022 Santa Maria in Fabriago, Lugo (Ra).

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