Le regole della casa del sidro
di John Irving
lunedì 20 settembre 2010, ore 21:00
E'la storia di Homer Wells, un ragazzo dall'animo ricco di sentimenti e ideali cresciuto nell'orfanotrofio di St. Cloud's nel Maine, e del medico-padre Wilbur Larch, che accoglie nel suo istituto neonati abbandonati e fa abortire povere donne che altrimenti finirebbero nelle mani di macellai. Larch educa il giovane e gli insegna la professione, nella speranza che un giorno prenda il suo posto. Homer preferisce seguire la propria via lavorando in una fattoria dove si produce sidro. Si renderà ben presto conto che non conosce nulla del mondo dei grandi, e che dovrà affrontare dolori, asperità e percorrere molta strada per capire le regole della vita. (dal sito ibs.it)
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Accabadora
di Michela Murgia
lunedì 13 settembre 2010, ore 13:45
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre. (dal sito ibs.it)
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La morte di Ivan Il'ic
di Lev Tolstoj
mercoledì 4 agosto 2010, ore 17:30
Ivan Il'ic ha una vita soddisfacente, una buona carriera, una vita familiare e sociale apparentemente appagante. Nel nuovo appartamento di Pietroburgo, città in cui si è trasferito dopo una promozione, cade da uno sgabello, sistemando una tenda, e prende un colpo al fianco. Il dolore provocato dalla caduta diventa, nei giorni, sempre più forte e tutte le cure si rivelano inutili. Il pensiero della morte gli fa riconoscere la falsità della sua vita, di chi lo circonda, dei suoi apparenti successi. L'unica persona che gli sa stare vicino è un giovane servo che lo assiste fino alla terribile agonia. Morente, capisce che così libererà, prima che se stesso, gli altri dalla sofferenza e con questo pensiero muore sereno. (dal sito ibs.it)
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Accabadora
di Michela Murgia
mercoledì 4 agosto 2010, ore 17:30
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre. (dal sito ibs.it)
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Accabadora
di Michela Murgia
mercoledì 28 luglio 2010, ore 21:00
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre. (dal sito ibs.it)
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Il prete bello
di Goffredo Parise
mercoledì 7 luglio 2010, ore 17:30
Pubblicato nel 1954 Il prete bello è forse il primo vero best seller di questo dopoguerra. Racconta le gesta di una banda di piccoli pìcari che vivono con i più fantasiosi stratagemmi, sfruttando il rapporto ambiguo e innocente che lega un gruppo di zitelle al parroco del rione. Vivace affresco di vita provinciale (siamo nella Vicenza degli anni 1938-40) il romanzo si risolve in una inimitabile epopea buffa dei diseredati. "Una pagina capitale - ha scritto Edoardo Sanguineti - perché scopre il fondo disperatamente sentimentale del grottesco Parise, la carica affettiva del suo impegno caricaturale, che non è mai puro gusto di invenzione accesa e colorita, nè è mero divertimento di abile crudeltà figurale, ma appunto un moto di umana simpatia e di affettuosa, sofferta ironia".
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Fuori a rubar cavalli
di Per Petterson
lunedì 5 luglio 2010, ore 13:45
Nei boschi norvegesi al confine con la Svezia, nel 1948, il quindicenne Trond trascorre un'estate in compagnia del padre, loro due soli a tagliare un bosco; mesi di fatica immersi in una natura limpida e selvaggia, durante i quali tra loro sembra stabilirsi un rapporto unico. Ma quando un evento tragico colpirà la famiglia di Jon, l'amico inseparabile del ragazzo, niente sarà più come prima. Trond in poche ore acquisterà la maturità di un uomo e comincerà a notare particolari cui fino ad allora non aveva mai fatto caso, dettagli che gli sveleranno un legame speciale tra la sua famiglia e quella dell'amico e che gli renderanno meno oscure le circostanze dell'improvviso abbandono da parte del padre. A cinquant'anni da quell'estate, Trond decide di ritirarsi e di tornare in quella stessa vallata. I ricordi di quei mesi lontani riemergono prepotentemente, scatenati dall'inatteso incontro con Lars, il vicino di casa di Trond, l'unico che forse può dargli ancora delle risposte. Con una prosa asciutta e precisa che si adatta perfettamente al carattere solitario del protagonista e all'ambiente ostile e affascinante con cui deve confrontarsi, Per Petterson intreccia il bilancio di un'esistenza che volge al tramonto con il romanzo di formazione di un adolescente, tra goffaggini, imbarazzi e timide aperture al mondo degli adulti, svelando a poco a poco la trama dei profondi legami tra le avventure, le scoperte, le illusioni di un'estate lontana e il corso di una vita dominata dall'ombra di un imperdonabile abbando. (dal sito ibs.it)
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Diario notturno
di Ennio Flaiano
mercoledì 30 giugno 2010, ore 21:00
Nessun libro come il "Diario notturno" (1956) riesce a contenere in sé finemente distillata nella sostanza e nella forma - l'intera opera di Ennio Flaiano. Vi ritroviamo infatti tutti i costituenti primari del suo modo di essere, psicologico e letterario: il pessimismo lucido e dolente; la coscienza del nulla vissuta attraverso la quotidiana consunzione dei volti, dei luoghi, dei ricordi; la percettività del moralista di scuola francese, perso in un Paese che si preoccupa di tutt'altro. E vi ritroviamo tutte le forme che Flaiano prediligeva: il racconto ingegnoso e fulminante, l'apologo ora amaro ora grottesco, il taccuino di viaggio che intaglia immagini icastiche, il dialogo corrosivo e sarcastico, l'aforisma che non si lascia dimenticare. (dal sito ibs.it)
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Olive Kitteridge
di Elizabeth Strout
mercoledì 9 giugno 2010, ore 17:00
In un angolo del continente nordamericano c'è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c'è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un'insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltipllcarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell'animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull'altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: "Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi". Con dolore, e con disarmante onestà, in "Olive Kitteridge" si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana - e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un'alta pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo "romanzo in racconti", del Premio Pulitzer 2009. (dal sito ibs.it)
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Il pranzo di Babette
di Karen Blixen
mercoledì 9 giugno 2010, ore 17:00
Il romanzo è ambientato in una cittadina della Norvegia. Narra di due anziane sorelle, figlie di un pastore luterano fondatore di una setta che "rinuncia ai piaceri di questo mondo" perché fonti soltanto di illusione. In questo ambiente parco irrompe Babette, comunarda in fuga dalla Francia rivoluzionaria che viene assunta come cuoca dalle due sorelle. Babette non solo si inserisce rapidamente nella piccola comunità, ma diviene ben presto indispensabile. La sua presenza rappresenta l'elemento esotico in un'atmosfera fredda e austera, mentre la sua arte culinaria emana una sorta di fascinazione magica, che risveglia negli uomini antiche passioni sopite. (dal sito ibs.it)
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