Graziella Giunchedi - "Polimerizzazioni"
29/09/2011
Micromostra di Graziella Giunchedi in Biblioteca a Cervia per "PagineAdArte".
Graziella Giunchedi nasce a Forlì dove vive e lavora in Via P. Bofondi 106.
Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Forlì, luogo dove ha ricoperto come docente la cattedra di Discipline Pittoriche.
Oltre l’insegnamento, ha profondamente e suggestivamente alimentato il suo immaginario mondo artistico attraverso opere di pittura completandole con esperienze legate al contesto ceramico.
Le opere che caratterizzano la sua produzione riguardano il richiamo della memoria attraverso il contesto fisionomico del volto attraversando il mondo atavico del pensiero.
Le sue fantastiche immagini riflettono un’aura di profondo mistero e diventano il suo canto, urlo di disperazione, di insofferenza, di impotenza di fronte ad una società ancorata alle banalità del quotidiano, urlo di denuncia nei confronti di chi offende la vita e tenta di annientarla, e vuole essere un manifesto dichiarante l’impossibilità dell’uomo di reprimere la vita perchè essa, nonostante i tentativi, risorge sempre più forte e potente.
Nel catalogo il canto della mente il testo critico di Janus puntualizza che Graziella Giunchedi guarda dritto negli occhi il mondo attraverso la sua pittura, c’è il suo sguardo dietro lo sguardo dei suoi personaggi, c’è la sua emozione dietro il corpo dei suoi personaggi, si è sicuramente trasferita dentro i suoi tumultuosi colori, nella scomposizione della materia. La sua pittura può sembrare turbolenta , non è mai immobile, è sempre molto agitata, ma questo significa anche che è una pittura vivissima, è una pittura che ama vivere, è una pittura che partecipa alla vita, che convive con i fantasmi propri e con i fantasmi della vita, che è evocatrice di un mondo misterioso, di un mondo turbato, capace perfino di generosità, di un mondo che non ha cessato di lottare, nonostante le sue ferite. La sua pittura passa da un conflitto all’altro, non ama la rassegnazione, è sempre pronta a passare da una battaglia all’altra, quadro dopo quadro, immagine dopo immagine, ognuna sempre suscitate ed evocata da quella precedente. Sono immagini vissute a lungo dentro la sua mente prima di arrivare alla superficie e quando appaiono lasciano un segno. Hanno compiuto il loro dovere e vogliono continuare a narrare la storia di un risentimento. Sono ombre che diventano corpi e sono corpi che diventano ombre. Sono la conclusione ed il principio di un percorso mentale tormentato ed angosciato, sono un dialogo sempre aperto verso il mondo.
Marisa Zattini in un suo testo critico colloca la sua pittura fra identità e alterità legittimandola in uno sguardo ultimativo che si trasmuta in pennellate potenti, in colori vigorosi, in veri e propri terremoti emozionali.
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