Anton Roca - PER CASO

06/08/2016 - 31/08/2016

In Biblioteca l'artista Anton Roca, nell'ambito dell'iniziativa "Pagine ad Arte" sarà presente con l'esposizione dal titolo "Per caso", aperta al pubblico per tutto il mese di Agosto in orario di apertura della biblioteca. 

PER CASO

O della ricerca ostinata del caso (sostenibile).

 

 

A te, visitatore, che ti rechi per caso - o forse no - presso la Biblioteca Maria Goia di Cervia, troverai, durante tutto il mese di agosto, 8 stampe fotografiche disposte fra gli scaffali nei vari ambienti della biblioteca, com’è nella natura stessa del progetto espositivo. Non per caso, ma in seguito all’invito di Guerrino Siroli, curatore del ciclo Pagine ad Arte, Micromostre da sfogliare.

Una selezione minima, dirai. A maggior ragione, aggiungerei io, se ti svelo che tale selezione, che ho eseguito con il massimo dei dubbi possibile, e per questo non esente di una certa dosi di sofferenza, tra le oltre 300 (trecento) fotografie scattate in occasione di questa ricerca.

La ragione di tale ricerca, il caso. O meglio, il piacere della ricerca del caso. Di qui il titolo, PER CASO, appunto.

All’origine di tutto ciò, vi è la stessa Biblioteca. Il progetto mi è stato suggerito dalla stessa struttura, durante un sopraluogo. Ciò che mi ha colpito in quell’occasione è stata la percezione della sua organizzazione spaziale, basata sulla combinazione alternata di linee verticali ed orizzontali. Il cui incontro origina degli angoli retti che definiscono e determinano l’essenza ortogonale del luogo.

Dal punto di vista formale, l’intero universo biblioteca è compreso all’interno di una struttura regolare di linee e di angoli retti: dalle lettere/parole, contenute nei libri, all’intero edificio, dedito alla loro custodia.

Tale struttura ortogonale è riscontrabile a tutti i livelli dell’entità Biblioteca: nel microcosmo delle frasi presenti nelle pagine all’interno dei libri e, via procedendo attraverso una serie di microcosmi intermedi, verso un macrocosmo globale: i volumi affiancati lungo ogni ripiano, linee parallele che incontrando i montanti verticali, costituiscono le scaffalature. Da cui poi, e senza soluzione di continuità, si arriva alle stanze che le contengono e che definiscono la struttura interna dei vari piani da cui è costituito l’edificio.

Euclide ci insegna che la retta, oltre ad essere un concetto primitivo1 è unente geometrico immateriale, senza spessore e con una sola dimensione. Inoltre, contiene un numero infinito di punti ed è, quindi, illimitata in entrambe le sue due direzioni. La retta definisce anche la distanza più breve che intercorre fra due punti:

 

 

Ho immaginato perciò una sorta di boutade2 diretta verso le fondamenta stesse di questo sistema ortogonale, che considero non congruo a rappresentare il concetto, ed inadeguato ad esprimere l’idea di Biblioteca.

Di sicuro, caro visitatore, è stata una forma di reazione istintiva e scaturita dal troppo regolare e dal poco caso, appunto.

Ho ipotizzato, quindi, un intervento che, pur prendendo la linea come punto di partenza, fosse più consono al contenuto specifico della Biblioteca e che, allo stesso tempo, andasse incontro all’emotività ed irrazionalità custodita dai libri. Nonché a ciò che questi rappresentano nell’immaginario collettivo.

Sentivo il bisogno di trovare una risposta formale lontana dalla logica ortogonale. Una risposta differente e che aderisse anche ad un approccio e pensiero diversi, per non dire divergenti.

La risposta formale a questa riflessione, come spesso accade, è avvenuta per caso.

Ogni mattina, nel pettinarmi, una parte dei miei capelli - linee anche questi -, rimangono aggrovigliati nel pettine …

No, non è della loro caduta che vorrei parlare, cosa peraltro normale alla mia età, ma della sorprendente capacità dei singoli capelli di conservare - una volta sciolti dal groviglio -, una memoria dell’andamento assunto. Uno svolgersi nello spazio che è tutt’altro rispetto all’insegnamento euclideo relativo alla retta. Sebbene lineare, il capello risponde, invece, ad una logica ancestrale.

Lo sviluppo del moto basico delle linee ricorre nella spirale. Il pensiero va al numero φ (fi) e alla serie di Fibonacci, che spiega il moto interno nella crescita degli organismi viventi, tra cui noi esseri umani. Tale andamento a spirale non è però costante ed intervengono fattori che ne alterano il progredire. Sebbene la linea tende a riformarsi uguale, anche quando la sposti volontariamente (memoria dell’andamento assunto), risponde a delle tensioni interne alla struttura della cheratina di cui è costituito il capello. Sono avvertibili in questo modo dei cambiamenti improvvisi e contro spirali che sembrano rispondere più al caso che a una regola precisa, come si verifica invece in una spirale (Sezione aurea) in cui il valore di crescita è costante e corrisponde ad un valore pari a 1,6.

Rispetto agli “enti fondamentali” della geometria euclidea, le linee risultanti in questa ricerca non contengono un numero infinito di punti e non sono, quindi, illimitate. Grazie al moto cui accennavo sopra, queste linee sono diventate delle vere e proprie strutture in cui sono presente tutte le dimensioni possibili … Oltre a quelle fisiche, anche quella emozionale.

Ho inserito, perciò, queste semplici linee all’interno degli ambienti della biblioteca. Linee che emergono direttamente dal paradosso determinato dall’impossibilità di racchiudere in una forma regolare sia il concetto Biblioteca sia il potenziale contenuto dai libri.

Queste linee, o meglio, degli elementari scarabocchi - ma tridimensionali - sono un gesto sospeso, una sovrapposizione spazio-temporale diversa rispetto al sistema ortogonale presente nel luogo, teso ad aprire diversi scenari di riflessione possibili …

Sicuramente, dal punto di vista funzionale, la retta è più utile sia per la costruzione degli edifici sia, andando a ritroso nel caso specifico della Biblioteca, per la costruzione degli scaffali e degli stessi libri.

È altre tanto vero che gli spazi e le strutture rispondenti a tale logica sono molto più rassicuranti alle nostre inquietudini interiori. Come è certamente vero, che la linea retta è quella più breve fra due punti …

La domanda che mi sono posto e che pongo ora a te, caro visitatore, è: quanto è altrettanto reale il bisogno di vivere il nostro tempo in spazi e luoghi meno rassicuranti e di sentirci, invece, a nostro agio in spazi non necessariamente regolari, ma capaci di soddisfare le nostre sollecitazioni più profonde a livello interiore?

La domanda in realtà, è molteplice e riguarda, non solo il luogo specifico all’origine di questo percorso di riflessione ma, lo stesso pensiero occidentale.

Quanto ci è necessario superare la condizione estremamente riduttiva che deriva dalla comprensione del mondo basato su un sistema a due sole dimensioni: verticale e orizzontale? Oppure l’eterna dicotomia dei contrari: bene e male, bianco e nero?

Quanto è reale il bisogno di superare la brevità - linea retta fra due punti - e di essere in grado di perdere del tempo mentre raccordiamo con il nostro esistere i due punti capitali alle nostre vite: la nascita e la morte?

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Ho innestato, più che inserito, queste linee in Biblioteca come un omaggio alla perdita di tempo; al piacere del percorso, del tragittare, che non è sempre racchiudibile in una griglia prestabilita e tantomeno spiegabile.

Ho tentato di tessere, per il tuo piacimento, un racconto che comprenda anche l’incomprensibile, l’inverosimile, l’impossibile, l’imprevisto, … In definitiva, il caso.

È per un caso che ti introduco alla visione di queste otto opere.

È per caso che siamo qui oggi.

Per caso, per puro caso …

 

 

1Concetto primitivo o nozione primitiva si intende un concetto che, per la propria semplicità ed intuitività si accetta senza spiegazioni perché il suo significato è ovvio.

2 boutadebutàd› s. f., fr. [dall’ital. bottata, termine di scherma]. – 1. Battuta di spirito, osservazione arguta, in cui la spontaneità e l’immediatezza si uniscono a una punta di paradosso. 2. Ghiribizzo, capriccio. 3. Nel sec. 18°, improvvisazione di danze o fantasie e simili.

 

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