Marisa Zattini - ALI SELVATICHE

25/09/2015

In Biblioteca, l'artista Marisa Zattini, nell'ambito dell'iniziativa Pagine ad Arte, sarà presente con l'esposizione dal titolo Ali selvatiche, aperta al pubblico per il mese di ottobre in orario di apertura della biblioteca.

 

Ali selvatiche comprende un corpus di 44 opere complessive così composto: 17 interventi a china su lettera antica; 17 trasporti fotografici su lastra di alluminio trattato a specchio e 10 elementi dello stesso materiale nel formato 120 x 70 cm.

 

Le opere di Marisa Zattini sono ispirate all’intensa prosa poetica opera del drammaturgo toscano Fabrizio Parrini, “Icaro”, che arricchisce il catalogo a corredo della mostra, edito da Il Vicolo Editore, che documenta tutte le opere esposte a latere dei testi critici a firma di Gian Ruggero Manzoni e Gianfranco Laureano, con un contributo di Chiara Settefonti.

 

« [...] Dal mito di Icaro si passa, simbolicamente, ad antiche lettere, sulle quali l’artista interviene coi suoi disegni a china, facendole, appunto, rivivere… ridonandocele (quali “iconografie storiche”)… poi, nello scritto poetico, ritorna più volte il nome ebraico Ariel (che, come Andrea, può essere usato sia per un maschile che per un femminile), forse di origine mitridatica o zoroastriana, il quale, al pari di Uriel (a cui viene associato), significa “il leone di Dio” o, meglio ancora, “l’altare”, essendo un arcangelo votato alla perenne gloria del Signore nonché, nell’Antico Testamento, valse anche come uno degli appellativi di Gerusalemme; quindi il Sole, Horus, il dio egizio a sua volta incarnatosi, culto risalente all’anno 3000 avanti Cristo, quale divinità antropomorfa, la più importante in quell’olimpo; infine il rapporto con l’Onnipotente (quello che per Parmenide, Platone e Aristotele fu l’Ente, poi divenuto l’Essere – “l’Essere che veramente è”) e quel gesto di sfida, sbadata o conscia, come la si voglia intendere, che Icaro ha compiuto nei confronti dello stesso, avvicinandosi troppo a lui, il quale, sovrapponendosi al sole, ne ha sciolto appunto le ali, come lo stesso Dio tarpò il volo, causa la superbia dimostrata, all’Angelo Ribelle, facendolo cadere verso la Terra, per poi sprofondarlo in quell’abisso»  (Gian Ruggero Manzoni).

 

«Ali selvatiche sfrutta le potenzialità visuali ed estetiche del segno calligrafico, congiuntamente al “sapore” della carta, vecchia di più di due secoli, quasi fosse una eco che dal privato assurge al collettivo, mistericamente. Un punto cardine, questo, intorno al quale Marisa Zattini costruisce nuove lame iconiche. La dicotomia parola/immagine si codifica e raddensa in segni e rispecchiamenti che mutuano la genitura di questi ipertesti ideografici. Piume ed ali contrassegnate come tavole alchemiche in densità simbolica. Si irradia così una sorta di annunciazione dove i rimandi germinativi vanno ricercati nelle parole poetiche di ICARO - Fabrizio Parrini - quale perfetto “strumento consonante” ». (Chiara Settefonti).

 

Marisa Zattini opera su lettere di fine Ottocento creando commistioni grafiche tra parola, segno e disegno. Il testo originale di quelle epistole diventa trama sulla quale intervenire artisticamente mediante il tratto della china; il messaggio iniziale viene traslato e riportato nel tempo solo come ordito visivo. Gli interventi vengono poi rielaborati “al negativo” tramite trasporti su lastra di alluminio trattato “a specchio”, in un rimando tra positivo e negativo, antico e contemporaneo, racconto e immagine.

 

«Ecco dunque questa storia d’ali: Icaro appare all’inizio di quello che, foglio dopo foglio, si manifesta lentamente essere un racconto che desidera ascolto, come un largo movimento d’ali: la prima ala contiene a mo’ di calligramma proprio il suo nome, che ritorna alla fine, quando Icaro si è avvicinato troppo al sole e le ali cominciano a chiudersi, così che questa storia, con il suo nome mitico all’inizio e alla fine, ha un percorso circolare, una partenza e un ritorno all’origine, così com’è nella sensibilità orientale, palesemente citata in alcune di queste opere» (Gianfranco Lauretano)

 

 

Breve nota biografica

MARISA ZATTINI è nata a Forlì il 13 ottobre 1956. Si laurea in Architettura a Firenze, nel 1981, e svolge la libera professione fino al 1993. Già artista - pittrice, ceramista, poeta - ha realizzato mostre personali, in spazi pubblici, in Italia e all’estero (Svezia e Inghilterra) a partire dal 1976 e pubblicato cataloghi monografici, con alcune sue poesie. Attualmente è Direttore Artistico de IL VICOLO Sezione Arte di Cesena (società di servizi culturali e progetti espositivi fondata con l’architetto Augusto Pompili), già ideatrice e curatrice di oltre duecento rassegne di arte contemporanea. La sua direzione artistica della Galleria Comunale d’Arte di Cesena - sulla base di due Concorsi Nazionali vinti - ha caratterizzato la proposta culturale del territorio dal 1993 al 2000. Sue sono l’ideazione e la cura delle esposizioni “in rete”, dal 2001 al 2005, Rocche & Scultori Contemporanei dedicate ai maggiori scultori contemporanei e realizzate nelle più suggestive Rocche della Romagna. È inoltre Art Director di 12 Collane per i tipi de IL VICOLO Editore, dedicate all’Arte contemporanea, saggistica, letteratura fantastica, poesia, storia del territorio, cucina e racconti di Natale. Realizza filmati e documentari - firmandone la regia e dirigendone il montaggio - per mostre da lei ideate e di artisti o poeti contemporanei.

Dal 2006 ha avviato una indagine ricognitivo-artistica da “etnologa-entomologa” sull’identità/alteritàsfociata, nel 2007, in un primo evento L’Elogio della figura - Identità & Alterità e poi, nel 2008, nella rassegna di rilievo nazionale IL DIAVOLO & L’ACQUASANTA - Tarocchi Fantastici, per la città di Sarsina, in occasione del millenario della Basilica Cattedrale, entrambe curate congiuntamente ad Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. Sempre sull’identità e sulle riflessioni filosofiche  legate al tema del vuoto e del pieno ha realizzato una inedita e originale triplice partitura espositiva denominata DOPPIO PANICO! - L’arte di vivere (2009), Metamorphosi (2011), Autoritratto(2013) coinvolgendo 33 artisti del territorio, producendo lavori scultorei, ceramici e fotografici. È del 2014/2015 la mostra personale itinerante di-segni o dell’indole della Res tenutasi presso Ca’ la Ghironda Modern Art Museum, Zola Predosa (BO); Museo Interreligioso, Rocca Vescovile, Bertinoro (FC); Grotta Monumentale, Santarcangelo di Romagna (RN); Teatro del Popolo, Gallarate (VA).

Si sono occupati del suo lavoro artistico, fra gli altri: Janus, Mario De Micheli, Giorgio Seveso, Floriano Bodini, Rossana Bossaglia, Domenico Montalto, Andrea Brigliadori, Giorgio Ruggeri, Nicola Micieli, Roberta Bertozzi, Antonio Bertoli, Giovanni Ciucci, Gian Ruggero Manzoni, Gianfranco Laureano, Veronica Crespi, Chiara Settefonti.

 

Nel 2013 ha ricevuto dal Prefetto di Forlì-Cesena la distinzione onorifica di Cavaliere per il suo operato nel campo dell’Arte.

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