Biblioteca "Maria Goia"

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Nessun ostacolo

14/12/2019

La mia storia inizia così:

sono Samantha, ho dodici anni e la mia vita è stata fantastica, fino a quando non mi sono innamorata.

Inizio col dire che  sono carina, anche se un po’ bassina, ho dei lunghi capelli castani, gli occhi marroni molto scuri, lunghe ciglia, un piccolo nasino all’insù e un paio di labbra carnose. Sono una ragazzina molto suscettibile ma in fondo dolce e disponibile. Ero molto brava a scuola e prendevo sempre voti alti in tutte le materie. 

Tutto cambiò quando mi resi conto che Samuele, un mio compagno di scuola, mi fissava quasi di continuo con sguardi furtivi e vivaci. All’inizio non ci pensai più di tanto, eravamo amici fin dall’asilo, ma  non più di questo. Poi un giorno Samu non riusciva a studiare e così ricevetti un suo messaggio vocale con il quale mi pregava di aiutarlo: -“ti prego Sam solo tu mi puoi salvare”… Che dire: mi si sciolse il cuore, so che sembrano parole banali ma dette da lui…

Samuele non è mai stato un bravo studente ma è molto molto molto carino. È di media statura ha la pelle scura che sembra sempre abbronzato, capelli neri, occhi scuri il naso regolare e le labbra carnose. Fisicamente quello che lo caratterizza maggiormente è il suo ciuffo di capelli che porta sempre impeccabilmente pettinato e “ingellato” alla perfezione. Il suo carattere non è il massimo, è simpatico, questo sì, però  bada troppo alle apparenze ed è spesso arrogante con i professori a scuola. Probabilmente nasconde un disagio sotto quell’atteggiamento da bulletto.

Nonostante questi difettucci mi sono innamorata di lui. Ne sono pazza, ho persino un album nella galleria del telefono interamente dedicato a lui, pieno di foto solo sue.

Un giorno mi confidai con la mia migliore amica Amelia, le dissi quanto ero innamorata di Samuele e lei mi rispose dicendomi che sapeva che lui era già fidanzato. Mi crollò il mondo addosso, io non lo sapevo e chiesi ad Amelia se potevo guardare dal suo profilo Instagram quello di Samuele per vedere le foto che aveva postato con la sua fidanzata, mi resi conto che effettivamente Samuele era felicemente accoppiato e che tutte le speranze e  le aspettative che mi ero fatta su noi due erano solo fantasie irrealizzabili, utopie. Non potevo crederci. Dapprima il mio cuore andò in frantumi poi mi prese una rabbia incommensurabile… la sua fidanzata oltre tutto era pure brutta!! Uscita da scuola andai a casa di volata, cercai di calmare quella rabbia così forte che neanche sapevo da dove venisse facendo una passeggiata ma non ci riuscì, per fortuna era il giorno di allenamento in piscina così cercai di sfogarmi nuotando. Il giorno dopo ero ancora molto agitata ma capii cosa dovevo fare: prima di tutto i compiti poi rifugiarmi “nel mio posto tranquillo”: le saline di Cervia al tramonto, lì ero sempre riuscita a tornare di buonumore, a ritrovare me stessa. 

Quel pomeriggio dopo aver preparato il mio zaino-salvavita con dentro cellulare, cuffiette, qualcosa da sgranocchiare e l’immancabile Polaroid partii in sella alla mia fedele bicicletta in direzione saline, per fortuna ci abito molto vicino… arrivai nel mio posto preferito e mi sedetti sull’erba a contemplare quello scenario meraviglioso, il cielo si ingialliva e stava facendo effetto: mi sentivo già molto rilassata. Tirai fuori la mia macchina fotografica e guardai l’orizzonte attraverso l’obiettivo quando sentii una mano sulla mia spalla, mi girai di scatto e vidi che era Samu allora arrossii di colpo. Gli chiesi: -“Cosa ci fai qui, anche tu una grande rabbia da sfogare?” Lui mi rispose: -“più che altro cercavo un’amica a cui parlare” … cavolo! Quella amica dovevo essere io! Lui mi prese le mani e mi guardò negli occhi e mi disse: -“Sam io e te non siamo migliori amici ma…” lo interruppi in modo aggressivo dicendogli: “e chi ti ha detto che mi piaci? È stata Amelia vero? Quando la trovo l’ammazzo!...” poi realizzai quello che gli stavo dicendo… diventai rossa in viso come il cielo, tutt’uno con il tramonto… ero andata completamente in confusione e gli avevo pure confessato che mi piaceva… che figuraccia! Mi ripresi e gli dissi: -“scusa, scusa mi stavi dicendo?”

Lui riprese il discorso: -“volevo dirti che … che…” sospirava continuamente, doveva essere difficile per lui fare quel discorso “ volevo confessare a qualcuno che sono … il dottore mi ha detto che ho la leucemia linfoblastica”. Ecco l’aveva detto ed io ero lì che lo guardavo e non sapevo cosa dire, una lacrima rigava la sua guancia e allora lo abbracciai e restammo così a guardare il tramonto finchè non si fece quasi buio. Si fece ora di tornare a casa così lo invitai a venire con me e Amelia a mangiare una pizza anche per scacciare i pensieri negativi, lui accettò volentieri e tutti e tre passammo una serata in allegria. Quando tornai a casa però mi tornò in mente quello che mi aveva detto quel pomeriggio e sotto le coperte mi misi a piangere, stavo per addormentarmi quando mi arrivò un messaggio di Samuele: -“ciao… avrai notato che non ho detto niente ad Amelia della mia malattia… non gliel’ho detto perché non la considero una mia amica come invece ora considero te… sei l’unica che lo sa… non dirlo a nessuno… sono contento di avertelo detto, da ora in poi questo segreto ci legherà per sempre… buona notte (icona con faccina che strizza l’occhio e manda un bacio)” quelle parole scritte mi fecero sentire felice, triste ma felice, ora avevamo qualcosa da condividere.

Non  parlammo più di “quella cosa” e tutto a scuola procedette normalmente, fino a quando una mattina Samuele venne a scuola indossando una berretta ed io realizzai di colpo il perché nonostante i professori gli chiedessero di toglierla lui non lo fece. Durante l’ora di ginnastica però mentre correva gli cadde la berretta ed eccolo lì, senza capelli, davanti a tutta la classe, i nostri compagni prima lo fissarono sbalorditi poi si misero a ridere. Tutti ridacchiavano tranne me perché sapevo cosa stava passando e mi faceva male vederlo così. Decisi all’istante che avrei fatto qualcosa per farlo sentire meno triste e solo, un gesto eclatante di cui tutti si sarebbero accorti, dovevo dimostrargli che gli ero vicina a tutti i costi. Mi venne in mente di tagliarmi i capelli cortissimi così a casa mi feci coraggio e mi rasai la testa.

L’indomani a scuola tutti i compagni e i professori mi chiesero della mia berretta e di come mai fossi anche io senza capelli, spiegai a tutti che il mio era un gesto di solidarietà nei confronti di Samuele e ovviamente tutti pensarono che fossi pazza ma non Samu, anzi lui mi sorrise e si mise seduto nel banco accanto a me e mi sussurrò “vieni a casa mia un pomeriggio così mi aiuti a studiare?“ok” risposi “ci vediamo lunedì”.

Ma lunedì Samu non venne a scuola, io rimasi delusa perché aspettavo che arrivasse quel pomeriggio con trepidazione e soprattutto avevo paura che stesse male, che fosse arrivato ad un punto di non ritorno. Tornando a casa gli scrissi un messaggio per sapere come stava ma non ottenni risposta  e questa cosa mi preoccupò ancora di più. Cosa gli era successo? Stava bene? Erano solo alcuni dei mille pensieri che si rincorrevano nella mia mente. Samu mi rispose dopo qualche giorno finalmente: “Ciao Sam ti scrivo dall’ospedale. Mi hanno ricoverato perché non so cosa mi sia successo ma mi dicono che la situazione si è aggravata. Non so quando potrò tornare a casa o a scuola, se ti va di venire a trovarmi vieni quando vuoi. (faccina che manda bacini).

Ma certo che mi andava di andarlo a trovare, se poteva ricevere visite significava che in fondo non stava poi così male e poi fra pochi giorni sarebbe stato San Valentino e pensai che magari… decisi di comprargli una scatola di cioccolatini e di portargliela in ospedale, li avrebbe divorati, ne ero sicura.

Andando in ospedale ero terrorizzata dall’idea di vederlo in brutte condizioni, con i pestoni sotto gli occhi, il viso pallido e scavato tipico delle persone che stanno molto male e invece appena lo vidi le mie paure svanirono, lo trovai in formissima concentratissimo che giocava alla playstation “hey “ dissi ad alta voce per attirare la sua attenzione “allora come te la passi qui?”

“hey ciao, sto bene a parte che ci sono solo fagiolini lessati e petto di pollo scondito, bleah”

“Ah beh allora ho fatto bene a portarti del cioccolato!?”

“Meraviglioso…dammi presto me li mangio tutti in un minuto!”

“ che fai tutto il giorno? Ti annoi?”

“se c’è qualcuno con cui giocare faccio qualche partita a Monopoly oppure guardo la tv ma più  che altro mi alleno alla Play… ormai sono un campione!”

“ ah sì ci credo … tempo per giocare non ti manca…”

Passammo un pomeriggio a ridere e chiacchierare, gli raccontai tutto quello che era successo a scuola negli ultimi giorni durante i quali era stato assente, i pettegolezzi ecc. ecc. e poi gli proposi di mettersi in pari con i compiti ma figuriamoci! non  volle neanche sentire parlare di compiti o di studiare e veramente neanche io ne avevo una gran voglia, preferivo ridere e scherzare. Ad un certo punto venne un’infermiera che ci disse di abbassare la voce e di fare meno confusione perché gli altri pazienti dovevano riposare, naturalmente questo ci fece ridere ancora di più ma l’orario di visita terminò in un battibaleno e quindi venne di nuovo l’infermiera che mi chiese “gentilmente” di uscire e così feci.

Proprio mentre tornavo a casa mi squillò il cellulare: era il mio Samu che mi voleva dire una cosa super importante, cioè che la sua “prigionia” in ospedale stava finendo e che molto probabilmente sarebbe tornato a scuola proprio il prossimo giovedì, fra solo quattro giorni!! Non stavo più nella pelle dalla felicità anche perché giovedì era proprio il giorno del mio compleanno, che regalo meraviglioso da parte del destino farmi riabbracciare Samuele. Quei quattro giorni passarono lentissimamente ma finalmente arrivò il fatidico giovedì, ero stra-iper-mega-felicissima e, devo dire la verità, lo erano anche i nostri compagni-amici di scuola. Tutti non avevano fatto altro che parlare del ritorno di Samuele, lo stavano aspettando con ansia. Avevamo addobbato la classe con striscioni, palloncini e cartelloni di benvenuto, e avevamo organizzato di festeggiare durante la ricreazione  con un bel buffet a sorpresa. Durante la ricreazione la sorpresa fu tutt’altra: Samuele davanti a tutti i nostri compagni tirò fuori dal suo zaino un pacchettino regalo e diretto a me disse “per me sei diventata la persona più importante, senza di te non avrei superato così facilmente gli ultimi mesi … vorrei che diventassi la mia fidanzata” io restai a bocca aperta e ovviamente risposi di sì, scoppiammo tutti a ridere perché in effetti la scena fu abbastanza ridicola, non eravamo mica dentro un filmetto adolescenziale di Netflix! (però sotto sotto mi sentivo veramente come una diva di holliwood).

Qui finisce la nostra storia.

Si può amare a dodici anni? No? Sì? Chi lo sa … l’importante è amare, sé stessi e gli altri.

 

P.S. Samuele è guarito definitivamente dopo circa un anno ;)

 

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